Il lavoro: un’attività che da sempre è stata al centro dell’esistenza della vita di tutti noi esseri umani, intesi come veri e propri “animali sociali”. Per capire l’importanza del lavoro, basta leggere il primo articolo della nostra costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…”. Ciò significa che se non c’è occupazione, non ci sono le premesse per uno stato che funzioni. A seguito della grande crisi economica che ha colpito tutto il mondo, c’è stato un più che rilevante aumento della disoccupazione: centinaia di migliaia di persone hanno perso un posto nelle loro fabbriche e centinaia di imprese sono state costrette a chiudere i battenti, tantissime altre a concedere solo la cassa integrazione ai loro dipendenti. L’occupazione è un tema e un dibattito ampio da affrontare, ma se noi prendiamo in considerazione la situazione di tutto il XX secolo nei paesi industrializzati la flessione è stata tutto sommato, generalmente positiva, pur tenendo conto delle tante eccezioni: nella cosiddetta età della belle époque, che parte dalla seconda Rivoluzione Industriale per arrivare fino alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, circa 10 milioni di persone sono emigrate dal Mezzogiorno al Nord e all’estero in cerca di fortuna. E poi le grandi guerre del ‘900, che hanno dato alle donne una maggiore consapevolezza dei propri diritti, impiegate nelle fabbriche al posto dei loro mariti partiti per la guerra, senza contare la grande crisi del ’29, quando la borsa di Wall Street ebbe nel giro di quattro giorni un crollo spaventoso con pesanti ripercussioni anche in Europa e la lenta ripresa, fino ad essere spazzata via dai disastri della Guerra Totale. Dal dopoguerra, tuttavia, giungendo sino alle soglie del nuovo millennio c’è stato un notevole sviluppo dei maggiori paesi dell’Europa, compresa l’Italia, che nel ’60 conobbe il grande “boom economico”, con un’impennata nella produzione e nella crescita di industrie, nell’amplificazione delle vie di comunicazione insieme ad altre invenzioni che hanno fatto la storia del nostro paese: dalla televisione, pochi anni prima al computer, fino ad arrivare ai cellulari, queste ultime due invenzioni diffusesi in Italia nell’ultimo trentennio. Ma da circa 5 anni l’Italia insieme a tanti altri paesi che trainano l’economia mondiale, ha subito una recessione piuttosto imponente. Le cause sono tante, ma considerando che il sistema economico è imperniato sulle banche, dal momento in cui esse vivono una crisi tutto il sistema finanziario va in tilt. Se il carovita aumenta, per via del cambio di moneta, ad esempio, i consumi secondari subiscono una netta recessione: molte fabbriche producono più del dovuto (l’offerta che supera la domanda) e sono costrette a licenziare tanti dipendenti. E se la crisi è maggiore, non riescono a produrre proprio nulla, e allora devono chiudere i battenti. Se la gente non compra, il mercato è bloccato e con esso lo sviluppo. Altra crisi quella dei mutui in America (e non solo): è successo che molte famiglie, nell’intento di comprare una casa, decidono di fare un mutuo, ma dal momento non riescono a sopperire alle spese economiche, causa disoccupazione, c’è un’impennata degli interessi incontrollabile, provocando una crisi delle stesse banche, che non ricevendo quanto dato ai propri clienti, non sono in grado di far girare denaro e quindi c’è crisi. L’Italia, secondo recenti stime, non è più in recessione, ma si spera, nei prossimi anni, che ci sia uno sviluppo forte, con nuove idee e nuovi progetti, ricordando che il lavoro resta un dovere, ma soprattutto un diritto per tutti noi, l’elemento centrale per la nostra società.
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